Intervista a Luciano Cicognani sul fototrappolaggio

La storia di Luciano Cicognani

Indice dell'articolo

Ciao Luciano piacere di conoscerti e benvenuto! Iniziamo con le presentazioni:

Mi chiamo Luciano Cicognani, ho 65 anni, sono socio fondatore (nel lontanissimo 1989) di St.E.R.N.A (Società Cooperativa il cui acronimo indica: Studi Naturalistici Ricerca Natura Ambiente) e sono presidente di A.Ri.F (Associazione Rilevatori Faunisti), entrambe con sede preso il museo ornitologico di Forlì. Nonostante questo, per vivere devo fare un altro lavoro (artigiano) a dimostrazione del fatto che il monitoraggio faunistico spesso non consente di essere svolto come unica o preponderante attività; attualmente (coi pochi fondi a disposizione di Enti Pubblici per queste cose) in modo ancora più evidente. Sono un autodidatta che ha iniziato a studiare la fauna e i suoi segni di presenza per pura passione, assieme a quella che ora è mia moglie (Franca Monti) dal remoto inizio degli anni ’80. Da allora ho partecipato/organizzato molte ricerche ed ho prodotto anche diverse pubblicazioni, per cui mi reputo una sorta di “faunista senza laurea”.

Da quanto tempo ti occupi di fototrappolaggio e dove hai prevalentemente svolto l’attività?

Non mi occupo di fototrappolaggio in modo esclusivo o continuativo; l’ho utilizzato in passato come “supporto informativo” (conferme di presenza a seguito di rilevamento indiretto) per la predisposizione di atlanti distributivi dei mammiferi (province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini) e come monitoraggio per il rilevamento di specie target in particolari studi tematici commissionati a Sterna (province di Forlì-Cesena di Parma e di Ancona). Attualmente lo utilizzo a supporto di monitoraggi su cervo e daino nelle Riserve Naturali Biogenetiche Casentinesi, eseguiti su incarico, ed in collaborazione, con l’RCB di Pratovecchio e, con le medesime motivazioni, nel monitoraggio faunistico di alcune AFV.

Che cos’è il fototrappolaggio per te?

Una modalità di monitoraggio che consente di ottenere dati difficilmente raggiungibili con altri metodi, a meno di azioni molto dispendiose, sia temporalmente, sia economicamente. Modalità che dovrebbe essere supportata da un minimo di esperienza e da adeguata conoscenza delle specie indagate.

Come si integra nel tuo lavoro di ricerca e monitoraggio/censimenti e quanto può essere complementare con la fotografia naturalistica?

Il fototrappolaggio può essere sicuramente utilizzato come individuazione/delimitazione di areali distributivi, soprattutto per specie di cui è difficile rilevare segni di presenza (mi riferisco in particolare al Gatto selvatico e ai mustelidi in generale), oltre che in alcuni casi in cui è richiesto il riconoscimento individuale dei soggetti ripresi (tipo metodologie basate sul rapporto conosciuti (marcati) – sconosciuti (non marcati) come nelle applicazioni dell’indice di Lincoln; il fototrappolaggio può risultare importante nella fase di riconoscimento/marcamento, ed essere poi affiancato all’uso della fotografia naturalistica come supporto nella fase di conteggio/discriminazione. Stiamo facendo sperimentazioni in tal senso nell’ambito del monitoraggio del daino di cui sopra.

Per quali attività di monitoraggio/censimento è stato fondamentale?

Fondamentale per il monitoraggio della presenza del gatto selvatico (sia in provincia di Forlì-Cesena, sia, in supporto alla ricerca di Edoardo Velli e Marco Lucchesi, nei territori del PNFC). Indispensabile per determinare presenze in aree molto “chiuse” (utilizzata nel Boscone della Mesola) soprattutto di fauna molto elusiva e caratterizzata da ridotti o nulli segni di presenza o da possibili incertezze di determinazione degli stessi (piccoli mustelidi, gatto selvatico, lupo, ecc.).

Quali fototrappole hai usato e quale consigli?

Ho utilizzato molti tipi di fototrappole, ad iniziare dalla mitica SG550, la prima che abbiamo acquistato (due esemplari) , a tutt’oggi una delle macchine più affidabile che abbia utilizzato. Sino alle attuali “Mini Trap” (senza infamia e senza lode, un po’ delicatine) e “Apeman” (di questa debbo ancora verificare prestazioni e caratteristiche), ovviamente passando per le “Multipir” (discreta qualità, ma affidabilità scarsissima)  “IR Plus” (sia a led visibili, sia oscurati … senza infamia e senza lode) “IRPlus 110” (una delle migliori come resa e affidabilità, con un sonoro spettacolare) “O LED” (buona resa qualitativa e di affidabilità, un po’ impattante sulla fauna). Ho sempre cercato di utilizzare prodotti economici, ricercando affidabilità e robustezza in luogo di elevate prestazioni qualitative; utilizzo quasi esclusivamente la modalità video (consente valutazioni più ad “ampio spettro” concedendo qualcosa in termini di dettaglio) con tempi di ripresa attorno ai 30 secondi.

Hai dei consigli per un novizio? Dove farlo, come farlo?

Preferisco non dare consigli ai novizi, visto che penso che questa attività stia diventando sin troppo praticata, spesso da chiunque e senza prima aver neppure cercato di informarsi sulle modalità e sul come e dove poterlo fare. Credo inoltre che questo proliferare di “Fototrappolatori” che forniscono materiale “informe” agli enti, in cambio delle sole autorizzazioni, rappresentino più un ostacolo che un vantaggio per le attività dei ricercatori (peraltro non mi inserisco in questa categoria), coi quali sarebbe bene rapportarsi, ancora prima di farlo con gli Enti, in modo da pensare e proporre progetti agli enti medesimi, di comune accordo. I filmati da fototrappola fine a se stessi, non servono molto alla ricerca, in quanto sono spesso riprese casuali, non standardizzate e senza un preciso metodo di ricerca. Chiedo scusa agli appassionati, ma questo è quello che penso.

Qual’è l’animale che è stato più difficile da riprendere?

A parte la difficoltà di riprendere animali di piccola taglia e con comportamenti particolari (come la donnola o la puzzola), penso non ci siano animali più difficili di altri, ci sono diverse metodologie di applicazione (sia come sito, sia come posizionamento spaziale) che devono essere calibrati sulla specie che si vuole indagare e in funzione delle caratteristiche dello strumento di ripresa. Ci sono luoghi frequentati da molta fauna (ungulati, lupo, volpe, ecc.) che non ci garantiscono però che se non abbiamo ripreso il Gatto selvatico (ad esempio) lo stesso non sia presente, proprio perché utilizza casualmente molti percorsi …. ma solo su alcuni peculiari, il passaggio è costante nel tempo (camminamenti abituali).

E quello che ti ha dato più soddisfazioni?

Le specie che “danno più soddisfazione” sono giocoforza quelle più difficili da riprendere (gatto selvatico e puzzola) oppure quelle riprese in zone in cui non era certa la presenza, ad es. le prime riprese di lupi alla fine degli anni ’90 a ridosso di Castrocaro Terme, o quelle di cervi ad inizio anni 2000 non distanti da Vecchiazzano.

Una ripresa di particolare soddisfazione è stata quando, durante un campo studio sul lupo alla Seghettina, con fototrappolaggio annesso (richiesto ed autorizzato) la fototrappola sul crinale che porta a Poggio Seghettina ha ripreso (per la prima volta nel Parco e forse in Italia) due cuccioli di gatto selvatico con la loro madre.

Al secondo 17 appaiono i due cuccioloni di gatto selvatico

Raccontaci delle storie o spiegaci dei video che hai fatto e che trovi interessante!

Non ho moltissime storie e, in quanto non vissute, potrebbero risultare noiose ai più. Una ripresa sicuramente “speciale” e casuale è quella fatta con la 110 che si è attivata per il passaggio di un merlo, … dopo alcuni secondi si sente distintamente (quindi non lontano) un ululato di lupi. Un’altra serie di riprese che mi hanno indotto a molte riflessioni sono quelle in cui abbiamo ripreso una coppia di lupi (maschio e femmina) Il maschio è molto massiccio e più grande della femmina, è caratterizzato da quelli che sono probabilmente i postumi di una parassitosi piuttosto cruenta: coda leggermente piegata in senso orizzontale e orecchie che nella parte terminale tendono a ricadere (da cui il nomignolo che gli abbiamo affibbiato di “Orecchie Basse”). Bene, Orecchie basse lo abbiamo ripreso le prime volte in fase di alimentazione su carcassa di cervo (fusone) in prossimità di Berleta, vicino al fiume (2 gennaio 2017).

In seguito, a Luglio dello stesso anno, sempre nell’ambito dello stesso monitoraggio (dietro incarico conferito a Sterna) da effettuare attorno al lago di Poggio Baldi; abbiamo ripreso il passaggio di Orecchie Basse e compagna in una delle vallate parallele al Fosso delle Cerrete; si muovevano in direzione del Crinale di Ronco dei Preti. Non molto tempo dopo (dovrei ricontrollare le date … ma mi pare a fine ottobre dello stesso anno) durante una fase del monitoraggio in collaborazione con l’RCB, avevamo una macchina (mi pare sempre la 110) piazzata lungo la mulattiera Seghettina – Poggio Seghettina e, al controllo della macchina, abbiamo visto ripreso il passaggio di due lupi: erano Orecchie basse e compagna. Abbiamo misurato la distanza percorsa (considerando tutte le possibili scorciatoie) e sono più di 10 km. Ho quindi ipotizzato che i territori di una coppia/branco di lupi, possano svilupparsi in modo non rotondeggiante (come spesso immaginiamo) ma anche come stretti e lunghi rettangoli che percorrono alcune vallate consecutive; non è infatti ragionevole pensare che una sola coppia di lupi, in quelle zone, abbia un territorio di 10km per lato.

Per un fototrappolaggio etico e non invasivo che attenzioni bisogna avere?

In linea generale sono molto d’accordo con quanto detto dall’amico Lucchesi. Vorrei quindi evitare di ripetere le cose già dette sull’opportunità di evitare il più possibile il fototrappolaggio meramente ricreativo. Occorre cercare di proporre/partecipare ad operazioni di monitoraggio assieme ai ricercatori che si occupano per lavoro di queste cose. Anche quando inseriti in questi contesti i “soliti” consigli pratici si possono riassumere in:

  • evitare attrattivi alimentari e odorosi (a meno che non lo preveda la ricerca) perché comunque impattanti,
  • evitare di spostare carcasse al fine di meglio determinare la “scena” delle future riprese,
  • evitare il controllo compulsivo (troppo frequente o addirittura ripetuto lo stesso giorno),
  • evitare il posizionamento in luoghi sensibili (prossimità di nidi, tane, ecc.).

Infine, sperando di non attirarmi le ire di tutti, se la finalità è quella di fare belle riprese da mettere su Facebook o da mostrare agli amici, evitare di farlo.

Consiglio di leggere queste tre pubblicazioni di Luciano Cicognani e Franca Monti sul fototrappolaggio scientifico:

Grazie mille Luciano per questa bella intervista. Buon lavoro!

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