Buongiorno Luca Lapini piacere di conoscerla e benvenuto! Iniziamo con l’intervista, ci racconti chi è e cosa fa…
Sono uno zoologo, specialista di anfibi, rettili e mammiferi. Studio questi gruppi da quarant’anni, soprattutto in Italia settentrionale, prima 22 anni da libero professionista, poi come zoologo del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine. Le mie ricerche sono da sempre mirate a sapere che cosa c’e’ e dove, in una delle aree a massima biodiversita’ d’Italia e d’Europa.
L’Italia nord-orientale, dove per questioni geografiche si verifica la massima sovrapposizione fra diversi domini biogeografici. In queste terre dell’alto adriatico si incontrano il dominio illirico balcanico, quello insubrico, quello mediterraneo, quello alpino centro europeo.
Il risultato e’ una eccezionale biodiversita’, concentrata in una piccolissima regione, il Friuli Venezia Giulia. Un teatro privilegiato per le ricerche di uno zoologo. In questi anni di ricerche ho avuto infatti la fortuna di scoprire numerose specie nuove per il territorio nazionale, spesso lavorando assieme a diversi colleghi italiani e stranieri. Lucertole, tritoni, topi e arvicole, ricci, canidi, ecc. Tra di essi la lucertola agile, il topo muschiato, il riccio orientale, lo sciacallo dorato, ecc. ecc.
Ma ho avuto anche la rara possibilita’ di sancire la locale estinzione della lontra (1986) e verificarne il ritorno (2011). Una fortuna insperata, visto che alla fine degli anni ’70 ci sembrava impossibile che potesse tornare spontaneamente.
Da quanto si occupa di fototrappolaggio?
Mah, devo dire che non ho mai sopravvalutato la funzione del fototrappolaggio, forse perche’ faccio ricerca da molti anni con sistemi diversi che hanno comunque sempre garantito eccellenti risultati, fissati in circa 250 pubblicazioni a stampa.
Ho in realtà iniziato ad utilizzarlo negli anni ’90 per aumentare I dati su diverse specie di carnivori. Alcuni di essi sono molto elusivi e lasciano tracce difficili da interpretare in maniera univoca. Su queste specie questa tecnica fa davvero la differenza.
Su quali animali è stata fondamentale questa tecnica per i monitoraggi?
Senza dubbio sulla lince, un vero fantasma. Non a caso il fototrappolaggio e’ stato introdotto nel Friuli Venezia Giulia dall’Associazione Progetto Lince Italia, alla fine degli anni ’90.
Allora come oggi il gruppo era coordinato da Paolo Molinari (Tarvisio), con il fine di documentare la presenza e diffusione della Lince in Italia. Dalla lince ad altri carnivori il passo e’ stato ovvio, e il gruppo ha iniziato a produrre informazioni su molti altri carnivori forestali, accumulando dati ed esperienze uniche in Italia.
Per quanto mi riguarda ho usato fototrappole soprattutto per lo studio di gatto selvatico, sciacallo, tasso e castoro, assieme a diversi colleghi italiani e stranieri.
Parliamo della Lontra? Fino a 10 anni fa era presente solo nel sud Italia, poi?
Non e’ esatto. Il ritorno della lontra nell’Italia settentrionale ha una storia piu’ antica. Si deve in parte a reintroduzioni effettuate in Lombardia negli anni ’80-’90 del secolo scorso, in parte al suo autonomo ritorno nell’Italia nord orientale (Alto Adige e Friuli Venezia Giulia), iniziato con presenze sporadiche tra anni ’80 del XX secolo, 2006 e 2008.
Per una sintesi filologica di tutti i dati recenti esistenti per l’Arco Alpino suggerisco di leggere il numero monografico del Journal of Mountain Ecology, 13 (2020), liberamente scaricabile dal sito della rivista. In questo volume e’ pubblicata la prima immagine di una lontra friulana ripresa in natura dopo la sua estinzione locale, avvenuta nel 1967.
E’ stata ripresa da una fototrappola di S. Pecorella il 20 aprile 2014 (nel volume è indicato 30 aprile, ma si tratta di un refuso), ma il ritorno della specie nel Friuli Venezia Giulia era gia’ stato verificato nel 2011, grazie all’investimento di un grosso maschio in comune di Treppo Grande Udine (Lapini & Bonesi, 2011).
La Lontra è un animale incredibile, l’unico mustelide d’acqua, questo complica le attività di fototrappolaggio, in particolare in inverno?
La difficolta’ di riprendere la lontra con sensori termici (per una differenza di temperatura troppo esigua fra pelame bagnato ed ambiente circostante) e’ nota da molti anni, tanto che Laura Lerone e Giuseppe Carpaneto gia’ nel 2015 hanno pubblicato evidenze su come ovviare al problema (Why camera traps fail to detect a semi-aquatic mammal? …. Wildlife Society Bulletin 9999: 1-4).
Ma in realta’ la lontra non si censisce con fototrappole, bensi’ con la ricerca delle marcature. Il processo e’ quindi inverso. Una volta individuata una marcatura (una deiezione odorosa chiamata spraint, dall’inglese “to spraint”, gocciolare), si colloca una fototrappola a poca distanza. Le immagini ottenute non aggiungono nulla al dato di presenza gia’ indicato dallo spraint, ma possono talora consentire di fare qualche considerazione sul numero di esemplari presenti.
Quindi le lontre presenti nel nord italia provengono da due filoni, uno dovuto ad una reintroduzione degli anni ’80-‘90 e uno autonomo nel Friuli dagli anni 80-2000. E nel sud Italia, la presenza è continua?
Beh, da presenze superstiti localizzate soprattutto in Campania e piccole zone della Calabria (anni ’80), siamo passati a una maggiore distribuzione verso Nord, ormai fino all’Abruzzo. Negli anni ’80 del XX secolo si stimavano un centinaio di sopravvissuti soltanto. Oggi tra Nord e Sud si stima che in Italia vivano circa 600 lontre.
Oggi com’è la situazione delle lontre in Italia?
In fase di autonomo recupero: critica al Nord e al Centro, discreta al Sud.
E’ un animale a rischio estinzione?
Dipende dalle zone, con rischio molto discontinuo sia in Italia, sia in gran parte d’Europa. L’Unione Europea considera il suo status “unfavourable/inadeguate” in molte regioni biogeografiche (inclusa la Alpina e Continentale), e in Europa la lontra manca in buona parte delle regioni centrali dell’Unione stessa.
La sua conservazione viene affidata a piu’ di 4000 aree europee protette dal sistema Natura 2000 previsto e gestito dalla Direttiva Habitat 92/43 Cee, a cui tutti gli stati membri dell’UE fanno riferimento.
La stessa Direttiva prevede rendicontazioni sessennali dello stato di conservazione delle specie di interesse unionale, in Italia demandati alle Regioni, tramite ISPRA e Ministero dell’Ambiente. Il Museo Friulano di Storia Naturale si occupa di queste rendicontazioni per conto della Regione FVG già dal 1996 (qui la versione pubblicata).
La quarta rendicontazione, consegnata alla fine del 2018, è attualmente in fase di pubblicazione, con gli stessi criteri utilizzati per la terza, adottati per informare correttamente il pubblico. Senza aggiornate e largamente condivise conoscenze non si fa conservazione.
Nel suo areale come vive la lontra?
Semiacquatica, la lontra e’ solitaria e domina lunghi territori privati che si sviluppano lungo I fiumi. Un maschio per lo piu’ difende 20 km di fiume e nel suo Home Range tollera la presenza di una o due femmine.
Vive in coppia?
No. Gli accoppiamenti e i parti successivi possono avvenire in ogni stagione dell’anno. A due tre mesi i piccoli iniziano a cacciare con la madre, all’inizio prediligendo zone con poca corrente.
Di cosa si nutre?
Da adulte le lontre mangiano quasi un kg di carne al giorno, di cui la meta’ e’ pesce. Molto apprezzati anfibi, gamberi, piccoli mammiferi e uccelli acquatici, ma una carcassa di ungulato trasportata dalla corrente difficilmente viene ignorata, soprattutto in inverno.
Un carnivoro semiacquatico abbastanza opportunista, dunque.
Al punto tale che in Portogallo Lorenzo Quaglietta ha dimostrato grazie a fototrappole che le lontre consumano addirittura pesci morti appesi sotto i ponti.
Ha dei predatori naturali la Lontra?
Solo i cuccioli possono essere catturati da altri carnivori o uccelli da preda. Ma l’uomo si rivela il suo peggiore nemico, vuoi attraverso l’inquinamento, vuoi attraverso gli investimenti stradali, vuoi attraverso campagne di prelievo del tutto ingiustificate.
In Austria, infatti, la specie viene attualmente sottoposta a prelievi motivati da proteste di pescatori sportivi e gestori di fishpond casalinghe (si veda l’articolo di Andreas Kranz pubblicato sul già citato volume monografico del Journal of Mountain Ecology, liberamente scaricabile dal sito della Rivista).
Una di queste lontre impallinate (probabilmente) in Austria è recentemente venuta a morire in Italia, a circa quattro km dal confine austriaco. E’ stata investita il 9 settembre 2017 sull’Autostrada A23 presso Rutte di Camporosso, Udine, e recuperata da P. Molinari (Progetto Lince Italia) ancora vivente.
Questa lontra, un maschio anziano molto debilitato, è morta nonostante le cure a cui è stata sottoposta dai Carabinieri Forestali (ex CFS) del Comando di Tarvisio.
La sua necroscopia standard effettuata seguendo il protocollo internazionale proposto nel 2000 da Vic Simpson (Simpson, V. (2001) Post mortem protocol for otters. In: Proceedings of the First Otter Toxicology Conference. Conroy J.W.H., Yoxon P., and Gutleb A.C. (eds.). Journal of the International Otter Survival Fund, 1: 159-166.), ha rivelato che la sua spaventosa magrezza (pesava poco più di 5 kg anziche’ 9-10, peso atteso per un maschio di pari età) non si doveva ne’ ai pallini che portava ancora addosso (inglobati in vecchi tessuti cicatriziali), ne’ all’investimento stesso.
I suoi polmoni infatti recavano chiari segni di adiaspiramicosi. Si tratta di una infezione da Emmonsia sp., un fungo che produce estese cicatrici polmonari che riducono la capacità di apnea di questi animali. L’infezione è stata segnalata in diversi paesi europei (ex Cecoslovacchia, Gran Gretagna e Finlandia), e anche in Italia (Campania); l’infezione non ha sempre esito mortale, ma pare essere la più verosimile causa della spaventosa magrezza di questo soggetto.
Come vedi la lontra non ha bisogno di nemici naturali. Ne ha già abbastanza.
Lupi e Sciacalli posso essere dei pericoli per la Lontra?
Direi di no.
Si può fare una previsione della presenza della lontra fra 20 anni?
Il recupero della specie in Italia settentrionale e’ relativamente rapido ma evidente, con recentissime penetrazioni anche ad Ovest, dalla Francia. Le Alpi sono quindi ormai circondate da animali in fase di espansione. Soprattutto dall’Austria, dalla Slovenia, ma ora anche dalla Francia. I piccoli nuclei svizzeri fanno sperare a futuri sviluppi anche dalla Svizzera.
Le popolazioni campane lucane ed abruzzesi mostrano discrete tendenze di espansione verso Nord. Difficile fare previsioni, ma fra trent’anni la lontra potrebbe avere autonomamente riconquistato l’areale italiano pregresso. Le minacce sono molte, ma quella piu’ evidente sono gli investimenti stradali. Nell’Italia nord-orientale tra 2011 e 2019 sono morte investite almeno otto lontre.
E’ possibile che i due gruppi presenti in Italia si ricongiungano?
Le simulazioni di idoneita’ ambientale indicano che ci sono molte aree pianeggianti troppo antropizzate e compartimentate, ormai inadatte alla sua presenza, ma I margini dei rilievi appenninici ed alpini mostrano ancor oggi una elevata idoneita’ per la specie.
E’ probabile che il ricongiungimento nord-sud avverrà attraverso questi ponti pedemontani.
La lontra ci ha gia’ sorpreso a Nord, ed e’ (incredibilmente) sempre davanti a noi, mostrando una resilienza che in molti casi va oltre la nostra percezione, legata ad una sua immagine oleografica e mitizzata ben lontana dalla sua indole di carnivoro semiacquatico opportunista.
Fortunamente la lontra non legge i nostri stessi libri. Siamo convinti che ci sorprendera’ ancora, nonostante la nostra scarsa attenzione alla natura.
Grazie mille al dott. Luca Lapini per la bella intervista e per le importanti informazioni riguardanti la presenza della Lontra in Italia.
Grazie per la lettura e buon fototrappolaggio!